Caratteristiche distintive

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Caratteristiche distintive

La castagna «roscetta» è senza dubbio, la regina dei folti e rigogliosi boschi rovetani. La «roscetta», varietà autoctona di castagna, è inserita tra i prodotti agroalimentari tradizionali abruzzesi. Il prelibato frutto, grande e rotondeggiante con superficie liscia, di colore bruno rossastro – rosso vivo appena colta (da qui il nome «roscetta»-  appartiene alla varietà del “Marrone Fiorentino”. Le caratteristiche distintive di questo singolare marrone sono rappresentate da una pezzatura medio-grande 80-90 frutti per Kg. di prodotto raccolto, da una forma ovoidale o globosa, con torcia sull’apice abbastanza pronunciata, carne bianca, brillante e croccante. La «roscetta», dal sapore delicato e dolce, è ricca di amidi (quasi il 60%), contiene carboidrati, proteine, vitamine A, B e C, sali minerali, cloro, magnesio ed ha un alto potere calorico. Per le  elevate caratteristiche di sapidità, fragranza e sorbevolezza, tutta la produzione della “Roscetta”, considerato tra i migliori marroni prodotti nell’area di mercato del centro Italia, viene utilizzata totalmente allo stato fresco. Per promuoverne la valorizzazione ed estenderne le colture, nel 2001 è stata costituita l’Associazione Castanicoltori della Valle Roveto, che raggruppa attualmente numerosi  produttori. La roscetta cresce nella zona fitoclimatica del castanetum, alla destra del fiume Liri,  nella fascia compresa tra i 300 e i 1100 m. s.l.m., soprattutto nell’alta Valle Roveto, ed è coltivata in terreni derivati in massima parte da rocce arenacee e flysh marnoso-arenacei, oltre che nelle terre rosse decalcificate, che conferiscono al prodotto la sua tipica qualità organolettica. Oltre che dalla particolarità dei suoli, lo sviluppo dei castagneti in Valle Roveto è stato favorito dalle peculiari condizioni climatiche, caratterizzate da temperature  non eccessivamente basse e da piogge abbondanti. La densità di piante ad ettaro è compresa tra un minimo di 60 ed un massimo di 160 piante. La  raccolta della «roscetta», rimasta inalterata nei secoli, comincia in settembre con le operazioni di pulitura del bosco e la successiva bruciatura sul luogo delle felci. E’ usuale a fine settembre vedere numerosi flussi di fumo che si alzano dai castagneti. Verso la prima decade di ottobre si effettua la raccolta, rigorosamente a mano, come centinaia di anni fa. Le castagne vengono raccolte nei tradizionali cesti, grande per gli adulti, piccolo per i bambini, e poi riversate in sacchi di juta  e portate a spalla fino alla strada più vicina. Da qui vengono  trasportate a casa e selezionate. Una volta, tutta la famiglia partecipava alla «capata» (cernita), in cui si separano le castagne buone da quelle marce, che venivano utilizzate per l’alimentazione dei maiali. Le castagne vengono conservate seguendo un trattamento particolare, tramandato di generazione in generazione: tenute in acqua per circa 15 giorni, vengono poi messe ad asciugare al sole: fino a qualche anno fa era spettacolo consueto nelle calde mattine di fine ottobre vedere, nei pressi delle porte delle case rovetane, le castagne stese ad asciugare su vecchie coperte. Appena asciugate, le castagne vengono conservate in luoghi non umidi. Un altro sistema per conservarle consisteva nell’abbrustolirle ( “infornatelle” ), così da mantenerle morbide fino a Natale. Oggi, l’arrivo del congelatore ha messo fine ai tradizionali ed originali trattamenti. Il periodo di raccolta delle castagne è  concentrato nel mese di ottobre. Un tempo, a partire  orientativamente dal 4 novembre, i castagneti, da sempre  di proprietà privata, venivano dichiarati aperti a tutti. Tale consuetudine, nel solco del comunitarismo  abruzzese, consentiva anche ai più poveri, che non avevano nessuna proprietà, di fare piccole provviste di castagne. Fino a qualche decennio fa, nei primi giorni di  novembre, numerose donne di Capistrello si recavano in  treno a Canistro e poi raggiungevano a piedi i  castagneti del paese per  fare  il tradizionale “ruspo”. Le volenterose donne  erano costrette a “ruspare”, a scavare il terreno, per trovare le poche castagne lasciate dai proprietari dei fondi.