La Valle Roveto
La Valle Roveto, area di confine tra Abruzzo e Lazio, è incassata tra alte montagne: a destra del Liri i Simbruini-Ernici, le cui cime raggiungono quote superiori ai 2.000 metri, a sinistra del fiume le propaggini montuose del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
La Valle è interamente solcata dal fiume Liri, il più lungo corso d’acqua abruzzese, che sgorga a 1.108 metri d’altezza, alle pendici di Cappadocia (AQ) e, dopo un percorso di 120 km che si snoda tra alvei stretti e rigogliosi o larghi e sabbiosi, confluisce nel fiume Gari, nel Cassinate, prendendo il nome di Liri-Garigliano. La Valle Roveto è ricchissima di acque, molto delle quali minerali, che zampillano dai boscosi Monti Simbruini – il termine significa sotto la pioggia –. Le acque della Valle nei secoli sono state contese da monaci, nobili, piccoli e grandi capitalisti. Esse un tempo azionavano mulini e gualchiere oggi numerose centrali ed uno stabilimento di imbottigliamento di acqua minerale.
La Valle Roveto, una delle aree più affascinanti dell’Abruzzo, è ricca di natura, storia, tradizioni e cultura. Il paesaggio dell’alta Valle è dominato da lussureggianti e rigogliose selve castanicole. Gli attori primari del suggestivo paesaggio naturale dell’area sono i boschi di castagna, la “Regina della Valle”, che più a sud, nella bassa valle, più mite e assolata, cedono il passo all’ulivo, il “Re della Valle”. La castagna “Roscetta” e l’olio “La Monicella”, sono i prodotti più tipici del territorio.
Nelle maestose foreste rovetane, nel medioevo, i monaci fondarono, in luoghi inaccessibili, eremi e chiese rurali ancora oggi esistenti: l’eremo di sant’Angelo a Balsorano; l’eremo della Madonna della Ritornata incassato sulle montagne prospicienti Civita; l’eremo della Madonna del Romitorio poco distante da San Vincenzo Superiore; l’eremo della Madonna del Cauto nascosto tra le foreste di Zompo lo Schioppo; la chiesetta rurale della Fontanella a Canistro Superiore, immersa tra maestosi castagneti; l’eremo di Santa Maria del Monte, a q. 1.220 m., raggiungibile dal “Ricetto” di Capistrello.
La Valle nel corso dell’800 destava, per la bellezza dei suoi paesaggi spesso selvaggi e inaccessibili, l’interesse dei viaggiatori del Gran Tour che hanno lasciato nei loro colti taccuini belle e suggestive descrizioni del territorio rovetano, all’epoca terra di orsi, di legnaioli e di briganti. Il brigantaggio ha caratterizzato per secoli la storia della Valle, lo dimostrano toponimi e leggende che ne raccontano le leggendarie gesta. Il fenomeno del brigantaggio è favorito dalla particolare posizione della Valle , per tanti secoli terra di confine tra due regni, lo stato Pontificio ed il regno di Napoli. Ancora oggi sulle montagne rovetane sono visibili i cippi di confine, silenziose sentinelle di pietra, con il giglio borbonico da un lato e la chiave di Pietro dall’altro.
La Valle Roveto ha costituito nel corso dei secoli il naturale luogo di passaggio di eserciti in guerra, delle legioni romane durante le Guerre Sociali, alle truppe corazzate tedesche ed alleate durante la II Guerra Mondiale, che trasformarono l’area rovetana, per otto lunghi mesi, in uno dei tanti teatri di guerra del conflitto.
L’attuale assetto urbanistico della Valle è stato determinato dal disastroso terremoto del 13 gennaio 1915 che distrusse la Marsica e una parte del Lazio Meridionale, provocando oltre 30 mila vittime. Dopo il terremoto molti abitanti dei centri ubicati dal periodo medioevale a monte, abbarbicati sui colli, si sono trasferiti a Valle, ai piedi del vecchio centro d’altura, dando vita a paesi nuovi, come scrive Rumiz, «accucciati come un cane fedele ai piedi del padrone», con gli stessi nomi dei luoghi originari, ma con l’aggiunta di aggettivi quali “nuovo”, “basso”, “inferiore”, contrapposti a “vecchio”, “alto”, “superiore”.
La Valle Roveto è attraversata dalla panoramica ferrovia Avezzano-Roccasecca, a scartamento ordinario, non elettrificata, detta anche Ferrovia del Liri, la quale, a partire da Capistrello, scorre abbracciata al fiume fino a Sora. Il tratto più impegnativo, quello da Balsorano ad Avezzano, fu aperto il 20 agosto del 1902
La Valle Roveto offre la possibilità di fare interessanti ed impegnative escursioni sulle panoramiche vette dei Simbruini-Ernici – Monte Viglio (m. 2.156), Monte del Passeggio (m. 2.063), Monte Pizzodeta (m. 2041), Monte Crepacuore (m. 1.997), Monte Tarino (m. 1.961), Monte Viperella (m. 1.836) – e sulle montagne a confine con il PNALM – Monte Cornacchia (m. 2.003), Monte Breccioso (m. 1.975) -. Ma la Valle si presta particolarmente per trekking meno impegnativi e per splendide passeggiate con gli sci da fondo o con le ciaspole nei boschi di castagno e nella estese foreste di faggio. Nella Valle ogni anno, tra maggio e giugno, si svolge il “Cammino dell’Accoglienza” che rievoca l’accoglienza delle popolazioni rovetane ai tanti prigionieri alleati fuggiti dai campi di concentramento italiani dopo l’8 settembre, una delle pagine di altruismo più belle “scritte” dai rovetani.
Nelle foreste dalla Valle alberga una ricca fauna costituita da cinghiali, volti, caprioli, lupi e cervi. Sempre più spesso si incontra l’orso bruno marsicano, soprattutto nelle montagne a ridosso del parco. Nei fiumi della valle, un tempo ricchi di gamberi, trova rifugio la trota.
La gastronomia è semplice e genuina, così come vuole la tradizione contadina. Essa trae origine dai prodotti tipici e dai prodotti del bosco, della montagna e dell’allevamento. Gnocchi, lasagne della nonna, pizza bianca con verdura, frittelle e “quagliategli” (pasta senza uova con brodo di fagioli), sono tra i piatti tipici. Da non dimenticare i funghi, che crescono abbondanti nei boschi di castagno, i tartufi sempre più apprezzati, i formaggi, le carni ed i salumi.