Nella Valle Roveto le castagne, base di numerosi e prelibati dolci, marmellate e minestre, vengono ancora oggi cotte come un tempo.
Alle rinomate «caldarroste», le “caciole” in dialetto, che ormai si vendono nelle grandi città a prezzi da gioielliere, cotte nel camino su vecchie padelle in cui si facevano friggere gli alimenti, si affiancano le «infornatelle», perché infornate nella stufa, le castagne «bollite», i cosiddetti «vallani», cotte in acqua con tutta la buccia, e le «remonne», poiché prima di cuocerle in acqua, con un foglia di alloro, le castagne ancora fresche vengono sbucciate («remonnare» in dialetto rovetano significa appunto sbucciare).
Un tempo in Valle Roveto le castagne riempivano le calze della befana insieme alla frutta secca. In alcune località della valle, fino a mezzo secolo fa, nei matrimoni, invece che i confetti, cosa considerata ancora da ricchi, si lanciavano e distribuivano noci, mandorle e soprattutto castagne.